Alaska
Claudio Cupellini / 2015
C’era una volta Fausto, uno sguattero che sognava di diventare Re, e Nadine, una sirena con il corpo metà modella e metà giovane donna in cerca di un orizzonte. A uno come lui, che ha paura di mettere la testa sott’acqua, deve apparire come una creatura rara e meravigliosa. Per conquistarla la libera nella vasca da bagno di una suite d’albergo da 15K a notte (putain!). E all’acqua Nadine tornerà per guarire, quando la sua coda verrà maciullata da un incidente.
Sempre attraverso l’acqua conosciamo Sandro, le sue specialità sono i salti nel vuoto e giocare coi botti. Ha il cuore di un fanciullo nascosto sotto l’aspetto di un milanese "troppo se mi vuoi bene piangi per essere corrisposto". Uno capace di farsi fregare dagli investimenti facili, ma non dalle promesse di felicità: una purezza che non resiste al gelo di chi ti lascia solo per centosessantamila l’anno, più la macchina.
C’è qualcosa che mi ha ricordato The Panic in Needle Park: l’apertura del film in metropolitana, il ritrovarsi a fine pena fuori dal carcere, il finale l’uno con l’altra nonostante tutto. Ma se nella New York degli anni ‘70 era l’eroina a bucarti l’anima, oggi quello che ti intossica è misurarti sugli altri, sfondarti il cervello nel cercare l’idea che ti farà svoltare per sempre, l’essere un morto di fame e non avere quello che hanno loro - lusso, popolarità, successo, denaro.
Il lavoro di Germano e Bergès-Frisbey è prezioso: costruiscono una connessione esigente e sincera, che non ti lascia scampo. Lo sguardo di Cupellini è viscerale e senza fronzoli, come ogni storia d’amore dovrebbe essere.
A decidere gli eventi c’è una sorta di educazione tragica: gli Dei puniscono Fausto per la sua ottusità, il suo non riconoscere la grazia che il destino gli porge. La prima volta perde Nadine - dopo averla desiderata a lungo dietro le sbarre, improvvisamente diventa qualcosa che non basta. E la seconda volta gli portano via Sandro. Perché non si accontenta nemmeno dell’Alaska - il posto più bello del mondo nel cuore di Milano - ma vuole di più: sposare la principessa e magari un domani ereditare la corona e il castello.
E poi? Cosa c’è ancora più in alto? Parlare con le regine, i banchieri, gli sceicchi, e dopo? Non ci sarà mai fine a questa corsa senza senso verso quello che non ha.
Ci pensa Sandro a diradare la nebbia, con un’uscita di scena di plateale disperazione. Il sacrificio del Mentore fa risvegliare l’Eroe dall’incantesimo: Fausto torna a casa, alla sua slitta. Il Graal è fatto di spago, l’occasione non un ristorante col vino da signori, ma il parlatorio di un carcere femminile. Ma non importa: lui le ha chiesto di sposarlo e lei ha detto sì. E questo basta perché vissero felici e contenti.