In the mood for love

Wong Kar-Wai / 2000

 

Il tempo è un ventilatore, due tende che vibrano, un lume che oscilla accanto, del fumo che sale e scompare. I gradini percorsi ogni giorno, i bocconi usati per sopravvivere, portarci avanti, ma dove?

Quello che è davvero importante, quello che siamo adesso, un incontro. Il tuo passarmi accanto, lo sfiorarti la mano. Tutto questo non sarà più domani, ma il domani stesso non ha senso nel cinema. 

Cosa ci sta succedendo? Una porta che sbatte ed è un altro giorno, un altro momento: buio. Uno squillo e sono passate delle ore, dei mesi: buio. E noi in questo tempo ci passiamo a malapena, nei corridoi stretti, nelle scale che percorriamo ogni giorno, con le serrande abbassate, a rispondere in ufficio al telefono, a battere su una tastiera; altri fiori che nascono sul mio vestito.

Potremmo fare come fanno tutti, divertirci con l’alcool, le puttane, i cavalli; impazzire per una pentola, trovare giovani amanti da portare a cena, giocare a carte, traslocare, ubriacarci. Che fortuna hanno loro a non avere segreti. Non ne hanno e così se li inventano: e sono lì che ci guardano, si chiedono; ci chiedono e ci dicono cosa fare. Come un grande bianco orologio con le lancette tese che incombe sulle nostre serate di ripiego, i nostri pranzi da fuggiaschi, nascosti come vigliacchi.

Scambiamoci i ruoli: se fossi io a fare tuo marito, come vorresti che fossi? Tua moglie cosa vorrebbe al mio posto in questo momento? Perché siamo qui? Perché abbiamo scoperto che loro due stanno insieme? Cioè che lo sono mio marito e tua moglie? Cosa siamo, una ripicca, una consolazione o c’è altro? Abbiamo il tempo di scoprirlo prima che arrivino loro, con quelle domande afose, impazienti?

La raffinatezza della mano di Wong Kar-Wai, i movimenti di camera puoi quasi toccarli, sentirne l’inerzia fino a rallentarne la corsa; i tagli sui volti sorprendenti ed immobili. C’è sempre qualcosa di mezzo tra lui e lei: delle grate, degli abiti sfocati, della pioggia fitta e asfissiante. Li vediamo ripetersi negli specchi, più volte, in un loop di azioni e parole - vorrei guardarti, ma non posso; ricominciamo, mettici un po’ di impegno stavolta, riproviamoci.

Il cinema è un gioco al massacro, occorre trovarsi nel posto giusto al momento giusto e se te lo lasciano fare è solo per una volta, se la perdi non tornerà più. Solo la pietra conosce il segreto, solo la pietra non si muove più. Ed è l’unica libera di restare, lì ancora, per quelli che sono stati e per quelli che saranno dopo, per sempre. 

 

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